Buonasera, cari lettori!
Il rientro a lavoro mi sta stremando psicologicamente, ma si resiste..
Annunciandovi in anteprima la mia seconda intervista a un pluripremiato autore di fantascienza per il trimestrale locale, che uscirà a fine settembre, pubblico qui di seguito la prima intervista che gli feci.
Correva l'anno 2014....
L'Emilia
attraverso la lente della fantascienza.
Quando,
circa un anno fa, mi hanno parlato di un giovane scrittore bagnolese
di fantascienza, le mie antenne si sono drizzate. La fantascienza,
soprattutto in campo letterario, è un genere di nicchia. Non tutti
lo apprezzano e sono davvero in pochi a saperlo trattare con stile.
Così quando, recentemente, ho chiesto in giro di questo scrittore e
mi sono sentita rispondere "Ma perché, a Bagnolo abbiamo uno
scrittore di fantascienza?!??", ho capito che era proprio il
caso di farlo conoscere ai più attraverso tutti i canali che ho a
disposizione. In meno di un mese ho divorato due libri di racconti,
"Nebbia
d'Agosto"
e "Cronache
dal
domani",
e il suo primo romanzo, "Il
Re
Nero",
poi ho chiesto un appuntamento all'autore per un'intervista. Ed
eccoci qua: un aperitivo e due chiacchiere con Maico Morellini,
vincitore del Premio Urania 2010.
Parlami
un po' di te, del tuo percorso scolastico e lavorativo.
Io
sono nato e cresciuto a Bagnolo, ho frequentato le superiori a
Reggio, l'istituto BUS, che è l'equivalente di un liceo scientifico.
Dopo la maturità ho frequentato tre università diverse: a Parma tre
anni di Geologia e un anno come tecnico di laboratorio biomedico; poi
ho deciso di fare il servizio civile per un anno e mentre lavoravo mi
sono iscritto a Scienze delle Comunicazioni prima a Bologna e poi a
Reggio. A un certo punto mi sono accorto che lavorare e studiare
contemporaneamente era un peso eccessivo, quindi ho scelto di
lasciare gli studi senza conseguire alcuna laurea e ho iniziato il
mio percorso lavorativo, ma intanto le varie università hanno
completato la mia formazione scientifica. Nel 2001 ho cominciato a
lavorare nel settore dell'informatica, anche se non c'entra niente
con quello che ho studiato, ma da smanettone qual ero è la cosa che
mi riusciva meglio, e tutt'ora sono consulente informatico. Dal 2003
al 2010 sono stato presidente di Yavin 4, fanclub nazionale di Guerre
Stellari e fantascienza, che ho fondato personalmente e con cui
continuo a collaborare. Yavin 4 è nato con l'idea molto chiara di
privilegiare l'aspetto letterario della fantascienza, e infatti per 8
edizioni ho curato un concorso letterario a tema, oltre a valorizzare
in Italia non solo i film ma tutto il settore del fantasy e della
fantascienza, che sono le mie grandi passioni da sempre.
Quali
sono state le letture giovanili che ti hanno aperto le porte a questo
genere?
Il
primo libro che ho letto era un fantasy di uno scrittore americano,
molto ispirato a "Il Signore degli Anelli", che si chiama
Stephen R. Donaldson, autore della saga delle Cronache di Thomas
Covenant l'incredulo. Intorno ai 13 anni ho scoperto Isaac Asimov e
ho letto buona parte delle sue opere. I suoi libri mi hanno
sicuramente segnato, lui è una pietra miliare della letteratura
fantascientifica e se potessi scegliere vorrei scrivere come lui, ma
è chiaro che è solo un riferimento, non posso competere. Tra i 12 e
i 18 anni ho letto tutti i fantasy che mi capitavano sotto mano,
compresi "Il Signore degli Anelli" e "Lo Hobbit",
poi verso la fine delle superiori ho iniziato a leggere anche altre
cose, tipo Stephen King, e parallelamente mi sono avvicinato al mondo
dei fumetti, da Dylan Dog, a Nathan Never, a X-Men, a un po' tutto il
mondo della Marvel. Anche riguardo al mondo cinematografico sono
molto legato alla fantascienza. Mi piace ricordare che sono nato nel
1977, lo stesso anno di Guerre Stellari; ho visto al cinema Il
Ritorno dello Jedi quando avevo 6 anni e da allora la fantascienza è
entrata a far parte della mia vita. Andando avanti negli anni ho
cercato di variare un po' le mie letture, aldilà di quelle che ci
fanno ingoiare a scuola, apprezzando anche alcuni grandi classici
come il Don Chisciotte e il Conte di Montecristo, per ampliare i miei
orizzonti in previsione della volontà di iniziare a scrivere.
A
che età hai scoperto questa inclinazione alla scrittura?
Ho
iniziato a "scribacchiare" con un po' di buonsenso alle
medie, ho mollato per qualche anno, e verso il quarto anno di liceo
ho ripreso con un po' più di consapevolezza. Le prime cose che ho
scritto erano molto imitative, molto ispirate ai maestri dell'horror
o ai fumetti, erano una brutta copia in versione splatter di cose che
avevo letto. Uno dei racconti che è poi entrato nella raccolta
"Cronache dal domani", ed esattamente "Nemici",
era nato come un tema alle superiori che avevo proposto a una mia
professoressa che mi aveva molto motivato. I riscontri positivi
suscitati da quel racconto mi hanno spinto a partecipare ad alcuni
concorsi letterari, e dopo aver messo insieme tre racconti, nel 1999
ho spedito il tutto a una casa editrice, L'Autore Libri Firenze, che
li ha pubblicati. Il contratto con l'editore mi vincolava
all'acquisto di 3 o 400 copie del libro a prezzo di copertina, che
era 19.000£, il che significava un patrimonio all'epoca. I miei
genitori mi hanno assecondato, ma è un errore da cui vorrei mettere
in guardia chiunque voglia farsi pubblicare. Di tutte quelle copie
molte le ho regalate, qualcuna sono riuscita a piazzarla a qualche
libreria e sono rientrato di una parte delle spese, ma sconsiglio
vivamente di fare accordi con editori a pagamento. Io poi ci sono
ricascato con la seconda raccolta, "Nebbie d'Agosto", nel
2000, dopo aver mandato i racconti a un concorso della Ibiskos. Non
avevo vinto il concorso ma avevo ricevuto una segnalazione. La casa
editrice ha inserito il libro nel catalogo, con una presentazione
alla Fiera del Libro di Torino, ma ho dovuto comprare un tot di copie
alla metà del prezzo. Mi è sembrata una montatura, indice di poca
serietà. Tuttavia all'epoca trovai una recensione molto entusiasta
della raccolta su una rivista pugliese, FutureShock, che mi ha dato
una certa soddisfazione nonostante tutto. Nel frattempo ho continuato
a partecipare a concorsi, con l'idea di farmi le ossa su poco spazio,
quindi concentrare un'idea a effetto con un finale che doveva essere
un po' un colpo di scena. In quel periodo ho ricevuto tre
segnalazioni dal premio Lovecraft, che allora era il concorso a tema
horror più titolato.
Leggendo
i tuoi racconti e il romanzo, ho avuto dei flash di alcuni film o
serie Tv, come X-Files, Io sono leggenda, Minority Report, Ultimatum
alla Terra...
Credo
che quando scrivo, avendo visto tanti e tanti film, è inevitabile e
involontario che cerco di rappresentare sulla carta le vicende come
le vedrei in una sequenza di scene da cinema.
Qual
è stata la molla che ti ha spinto a fare il grande salto dai
racconti al romanzo?
Sono
passato al romanzo perché i racconti mi stavano stretti, sentivo di
avere bisogno di più spazio per la trama. In realtà il mio primo
romanzo è chiuso nel cassetto e non vedrà mai la luce. Era troppo
barocco, molto ambizioso, direi eccessivo. Ambientazione americana,
perché fa figo, perché parlare di sceriffo piuttosto che di
appuntato fa più cinema, insomma una storia robusta. L'ho riletto e
ho capito che qualcosa non andava: ero troppo concentrato su di me e
poco attento al lettore. Avevo talmente tante idee ed ero così
innamorato della storia che ho perso di vista l'obiettivo. Poi mentre
lo stavo scrivendo, nel 2004, ho partecipato a un corso di scrittura
creativa a Pesaro che mi ha aiutato molto. Mi ha riportato alla mia
dimensione, mi sono reso conto che se non sei Hemingway non puoi
farcire un libro di paroloni: sii diretto, sii semplice, lascia stare
l'America e scrivi di quello che sai. Appena rientrato dal corso ho
scritto un racconto breve che parlava di droga, "Come neve",
poi pubblicato sulla rivista Writers Magazine, la mia prima
pubblicazione senza dover pagare. Ho continuato a scrivere racconti,
poi nel 2006 ho iniziato "Il Re Nero". Mi sento molto
calcolatore nelle trame, e per sviluppare una trama come l'avevo in
mente avevo bisogno di molto più spazio rispetto alle dieci cartelle
di un racconto.
Che
insegnamento hai tratto dalle critiche ai racconti che ti è poi
stato utile nella stesura del romanzo?
Di
sicuro mi sono reso conto, proprio grazie alle opinioni di chi
leggeva i miei racconti, che le trame da me inventate hanno bisogno
di un respiro più ampio. Ho sempre avuto molte idee e a volte
cercare di condensarle in un racconto finiva con il menomare la
complessità dietro l'idea di base del racconto stesso.
Come
nasce la trama di un romanzo di fantascienza?
Ma
in realtà, non è che mi son detto "Voglio scrivere un romanzo
di fantascienza, adesso inizio a pensare a una trama". Avevo già
in mente un'ambientazione, il protagonista e l'antagonista, e l'idea
di un giallo investigativo: dovevo solo elaborare il tutto e
svilupparlo.
Chi
o cosa ti ha aiutato a concepire la tecnologia avanzata che hai
descritto ne Il Re Nero?
Da
un lato c'è la formazione scientifica maturata sia durante le scuole
superiori che durante i miei vari studi universitari e dall'altro c'è
la grande curiosità e passione
per
tutto quello che riguarda la fantascienza e la tecnologia. Le due
cose, unite, fanno sì che mi sia
piuttosto
facile trattare di
tecnologie
dando loro una certa
credibilità.
Tra l'altro, è una delle
cose
più divertenti che capitano quando si scrive di fantascienza.
Come
è nata l'idea di Polis Aemilia?
Non
so dirtelo precisamente. Credo che l'idea fosse figlia di quel
periodo. L'idea, quando le cose vanno male, di volersi chiudere al
resto del mondo e formare una sottonazione non è così originale.
L'ambientazione italiana era una priorità fin dall'inizio, per
rendere tutto più credibile anche. Venendo anche da tantissimi anni
di lettura di Nathan Never, di film cyberpunk eccetera, l'idea di una
città così grande e articolata mi è venuta spontanea.
Quando
in Italia si è cominciato a parlare di accorpamento delle province
ti sei sentito un visionario come George Orwell?
Avrei
gradito un pubblico riconoscimento (ride,
n.d.r.). Non
avevo pensato al parallelismo con Orwell, ma in effetti quando ho
iniziato Il Re Nero era appena scoppiato uno scandalo politico per
crimini sessuali, c'era questo federalismo spinto, e io anticipavo.
Quando hanno parlato di accorpamento delle province, mi sono detto
"Beh allora evidentemente, non sarò un visionario, ma ho
raccolto inconsciamente qualcosa che c'era nell'aria". Anche
l'idea di risolvere i problemi del presente ripescando dal passato,
già successo nella Germania di Hitler, è assolutamente
provocatorio: è normale che succeda ma si vede nel libro come va a
finire. Voglio aggiungere che avere la struttura di Polis Aemilia
così chiara in mente e anche così estrema mi ha aiutato durante la
scrittura.
In
uno dei tuoi racconti parli di invasione aliena: qual è la tua
opinione personale sulla vita extraterrestre?
Sono
possibilista, molto. Che esista la vita nello spazio si sa, ci sono
le prove, che gli alieni vengano proprio qua è poco probabile.
Piuttosto mi preoccuperei di quello che succede sulla Terra, perché
forse non tutti sanno che a febbraio dell'anno scorso hanno finito di
perforare uno strato di ghiaccio che copre il lago Vostok in
Antartide. In questo bacino enorme hanno trovato strane forme di
vita, oltre a scoprire anomalie magnetiche, strutture troppo perfette
per essere solo roccia, metalli che emettono radiazioni. Insomma ci
sono sorprese anche qui sul nostro pianeta su cui riflettere, senza
bisogno di andare troppo in là.
L'isolamento
volontario dalla civiltà è un tema che ricorre tra i racconti e il
romanzo. È autobiografico o semplicemente utile alla trama?
Per
quanto vivere a Bagnolo in Piano possa assomigliare a un isolamento
volontario dalla civiltà, no, non c''è niente di autobiografico.
Ovviamente scherzo, adoro il paese in cui sono nato e cresciuto.
L'isolamento è uno dei percorsi più interessanti per catalizzare la
crescita di un personaggio. Ed è grazie all'isolamento se si possono
portare all'estremo comportamenti, ideologie e obiettivi di un
personaggio perciò è un utile artificio narrativo. Poi scrivere e
leggere, in qualche modo, significa anche isolarsi dalla civiltà per
tutta la durata del romanzo perciò è anche un modo per entrare in
sintonia con chi legge e scrive.
Che
tipo di ostacoli hai dovuto affrontare nel corso del processo
creativo e come li hai superati?
In
Italia il genere letterario fantascientifico è un po' bistrattato.
Piccolo aneddoto: appena finito Il Re Nero, dopo aver speso energie e
investito speranze, ho chiesto a un mio amico che lavora in Longanesi
di sottoporlo alla direttrice editoriale; quando ha saputo che si
trattava di fantascienza ha detto "Non lo leggo neanche".
In quel preciso momento storico l'etichetta di fantascienza, con
tutto il suo mondo di sottogeneri, non aveva presa sul lettore e non
veniva presa in considerazione. Quando ero a circa metà del romanzo,
è uscito un film al cinema che mi bruciava l'idea di base del giallo
investigativo. Era "The Island", con Ewan McGregor e
Scarlett Johansson, in cui i personaggi venivano allevati in un finto
rifugio dalle radiazioni che distruggevano la Terra, e in realtà
quando c'era una persona ricca con dei problemi fisici, uno di questi
cloni veniva prelevato e i suoi organi usati come pezzi di ricambio.
Io ho subito pensato "Perfetto! Mi sono praticamente bruciato il
punto cruciale!". Da lì è partita la necessità di andare
oltre l'idea di base ma l'ambientazione era così ben delineata, così
ben strutturato l'impianto del romanzo, che, lo so che può far
ridere, ma ho solo lasciato che i personaggi interagissero
liberamente tra loro, fino a prendere autonomamente direzioni che io
non avevo nemmeno preso in considerazione. Ma l'ostacolo maggiore è
stato il timore, durante i tre anni in cui ho scritto Il Re Nero,
maturando esperienze diverse, di un cambio stilistico troppo evidente
tra l'inizio e la fine. Si corre quel rischio quando per mancanza di
tempo sei costretto a lasciare e riprendere il lavoro, o a scrivere
nei tempi e nei posti più impensati. Sarebbe bello farlo a tempo
pieno, mollare tutto il resto e dire "Ora scrivo e basta",
ma non è fattibile coi tempi che corrono.
Nel
corso di questi anni quali riconoscimenti hai ricevuto?
A
parte quelli che ho già citato, ho pubblicato su una raccolta che si
chiama "365 racconti sulla fine del mondo", e ho
contribuito recentemente ad alcune antologie. Ma in realtà l'unico
premio è quello ricevuto da Urania nel 2010 come vincitore del
concorso. Vincere il premio mi è stato utile per trovare altri
contatti, come il sito Nocturno.it per cui scrivo recensioni, e mi ha
dato la possibilità di bypassare i normali canali per far arrivare
le proprie opere agli editori. La soddisfazione non si può
descrivere. In questo caso, e a differenza di quello che spesso si
pensa, mi sento di dare un segnale di speranza a chi pensa di dover
affrontare un sacco di lavoro e poi nessuno ti pubblica. La fatica la
devi fare, devi sforzarti per far giungere il tuo lavoro dovunque sia
possibile, ma se ti impegni e ci credi, il merito viene premiato.
Puoi
accennarmi qualcosa sul tuo nuovo romanzo?
Non
voglio dire niente, sono molto scaramantico, e il contratto con
Mondadori mi vincola molto. Posso solo dire che si tratta di un
romanzo di fantascienza molto contaminato dal fantasy, ambientato in
Italia, ma preferisco non aggiungere altro.
Che
consigli ti senti di dare a uno scrittore alle prime armi che vuole
misurarsi con una trama di fantascienza?
Un
errore comune è quello di voler ammassare nel libro tante belle
idee, invece bisogna saper fare una scelta e scrivere solo quello che
serve alla storia. Non pensare mai che quello che scrivi è un
capolavoro e tu sei un genio incompreso. Farsi le ossa coi racconti;
pubblicazioni a pagamento da evitare come la peste. Poi c'è la
novità degli e-book che permette a chiunque di auto pubblicarsi in
rete a costo zero. Senza dubbio è una bella idea, ma da usare con
cautela. Il vantaggio della carta stampata è che passa attraverso un
vaglio molto preciso e accurato, mentre la via dell'e-book, in quanto
scorciatoia, può rivelarsi un'arma a doppio taglio, anche per chi
compra, che non sa cosa sta comprando. Quando si spedisce del
materiale a una casa editrice sconsiglio di usare l'etichetta
fantascienza, perché può succedere che venga cestinato senza essere
letto, e usare invece un sottogenere più specifico che è più
digeribile. Urania è il concorso più blasonato e lo consiglio,
anche se è difficile vincere.
L'incontro
con Maico è stato molto interessante, considerando che non sono
esattamente un'appassionata del genere fantascientifico. Nel
porgergli tutti i miei migliori auguri per il proseguimento della sua
carriera di scrittore, vi raccomando vivamente di tenervi più
informati sugli "insospettabili" a cui ha dato i natali la
nostra bella provincia, sempre pronta a regalarci sorprese come
questa.